Emozioni: a cosa servono?

Quando penso alle emozioni mi viene in mente sempre Star Trek. In quasi tutte le sue serie a partire dalla classica fino ad arrivare a “Star Trek Discovery” vi sono dei personaggi che per qualche ragione sono privi della sfera sentimentale.
Il primo e più importante è il sig. Spock. Tale personaggio ha origini sia umane che aliene: la madre è Terrestre il padre Vulcaniano. La razza extra-terrestre è priva di emozioni e le poche che prova le reprime. Infatti, i Vulcaniani ritengono i sentimenti come un qualcosa che intralcia l’esistenza, che impedisce il ragionamento logico e rende deboli. Spock, tuttavia, è per metà umano, dunque ha dei sentimenti, e passerà la sua intera esistenza nel tentativo di eliminarli dal suo essere.
L’altro personaggio, che appare in “Star Trek The Next Generation”, è il sig. Data. Lui è un androide, ossia un robot dalle sembianze umane, e perciò completamente privo di emozioni. Tale personaggio passerà l’intera vita a cercare di diventare umano e perciò farà di tutto per provare emozioni.
Assolutamente interessante è la scena in cui, pur appartenendo a due serie diverse, Spock e Data si incontrano. In un epico dialogo, in cui il Vulcaniano afferma di invidiare Data perché non ha emozioni, mentre quest’ultimo invidia Spock perché invece le prova, l’androide arriva ad affermare: “in poche parole signor Spock, lei vuole essere me, mentre io voglio essere lei”.
Ma chi ha ragione? I Vulcaniani che non provano emozioni o gli Umani che hanno una costellazione di sentimenti varia? Ha ragione Spock a volerli reprimere oppure Data a volerli esprimere a tutti i costi?
La risposta la troviamo in vari autori: Freud affermava che la repressione è un meccanismo di difesa deleterio per le persone e LeDoux, nel sé Sinaptico, dice che la natura nella sua complessa evoluzione ha fornito agli esseri viventi tutto ciò che è necessario per la sopravvivenza, mentre ha eliminato ciò che non è utile. (LeDoux, 2002).

L’essenzialità delle emozioni

Dunque, le emozioni esistono e dunque sono necessarie per la sopravvivenza della persona. Di fatti, hanno tre funzioni fondamentali:

  • far conoscere al mondo ciò che proviamo;
  • preparare all’azioni;
  • Farci sapere come stiamo in quel momento.

La prima funzione è quella deputata a far conoscere a chi ci circonda cosa stiamo provando: “le emozioni vengono manifestate con forme specifiche, non apprese […].
Le emozioni, almeno quelle fondamentali (rabbia, paura, tristezza, gioia, disgusto) sono uno strumento di comunicazione diretto ed efficace basato su segnali prodotti spontaneamente e immediatamente riconosciuti” (Cattarinusi, 2013, 47-48).
Alcuni dei segnali che indicano che emozioni stiamo provando sono ad esempio il pianto per la tristezza, la risata per la gioia, il tremare per la paura. Anche le espressioni facciali sono importantissime, come il sorriso, spalancare gli occhi o arrossire. Tutte queste espressioni corporee sono immediatamente e facilmente riconosciute. Chi ci circonda, agisce di conseguenza, consolandoci, ridendo con noi o scappando.
La seconda funzione delle emozioni è attivarci fisicamente per agire. Se abbiamo paura il nostro corpo inizia a produrre delle risposte fisiologiche specifiche che rendono l’individuo pronto all’azione, come ad esempio accelera il battito cardiaco o produce più adrenalina. In poche parole, prepara la persona a scappare o a reagire all’evento che sta affrontando. Insomma, le emozioni attivano il Sistema Nervoso Autonomo, sia quello simpatico che quello Parasimpatico:
“L’attivazione del Sistema Nervoso Simpatico provoca l’aumento della quantità di sangue che viene pompata, l’aumento della pressione sanguigna, l’aumento dell’ampiezza dei bronchi, l’aumento di produzione di ormoni specifici. In questo modo il corpo viene predisposto all’attacco e alla fuga. Per questo motivo quando abbiamo paura, o proviamo rabbia, o ci sentiamo minacciati, o veniamo colti di sorpresa, il nostro corpo ci manda dei segnali precisi. Sentiamo il cuore in gola, il respiro affannoso, i muscoli contratti.
L’attivazione del Sistema Nervoso Parasimpatico provoca una diminuzione della gittata cardiaca, della contrattilità dei muscoli, dell’ampiezza dei bronchi. Questo permette il riposo e favorisce comportamenti di ritiro e di resa. É ciò che accade quando, ad esempio, sveniamo alla vista del sangue, o quando ci sentiamo tristi e privi di energia per affrontare gli impegni quotidiani”. (D’Onofrio, 2012).

Si può affermare, senza ombra di dubbio, che le emozioni sono fondamentali per la specie umana e che senza di esse non sarebbe mai sopravvissuta, perché incapace di reagire prontamente alle situazioni.

Infine, l’ultima Funzione delle emozioni è dirci come stiamo per provare a cambiare qualcosa. Quando proviamo tristezza vuol dire che qualcosa non sta andando bene e il nostro corpo ci sta dicendo che dobbiamo cambiare. Se mangiamo un cibo e proviamo disgusto potrebbe voler dire che quello che stiamo per ingerire è dannoso ed è meglio rigettarlo. La rabbia è un l’esempio più lampante per spiegare questa funzione. Tale emozione indica che qualcosa o qualcuno ci sta facendo del male e che dobbiamo reagire per allontanarci o affrontare tale evento (Goleman, 1995).

Emozioni primarie e secondarie

Descrivendo le emozioni non si può non parlare di emozioni primarie e di quelle secondarie, individuate da Ekman. Le prime sono presenti in tutte le società e in tutte le culture, mentre le seconde sono una fusione tra una o più emozioni primarie e possono variare a seconda della cultura di appartenenza.

Le emozioni primarie, come si accennava sopra, sono:

  1. Rabbia, generata dalla frustrazione che si può manifestare attraverso l’aggressività;
  2. Paura, emozione dominata dall’istinto che ha come obiettivo la sopravvivenza del soggetto ad una situazione pericolosa;
  3. Tristezza, che si origina a seguito di una perdita o da uno scopo non raggiunto;
  4. Gioia, stato d’animo positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desideri;
  5. Disgusto, risposta repulsiva caratterizzata da un’espressione facciale specifica.

Queste sono emozioni innate e sono riscontrabili in qualsiasi popolazione, per questo sono definite primarie ovvero universali.
Le emozioni secondarie, invece, sono quelle che originano dalla combinazione delle emozioni primarie e si sviluppano con la crescita dell’individuo e con l’interazione sociale.

Le emozioni secondarie sono:

  1. L’allegria, sentimento soddisfazione dell’animo;
  2. L’invidia, stato emozionale in cui un soggetto sente un forte desiderio di avere ciò che l’altro possiede;
  3. La vergogna, reazione emotiva che si prova in conseguenza alla trasgressione di regole sociali;
  4. L’ansia, reazione emotiva dovuta al prefigurarsi di un pericolo ipotetico, futuro e distante;
  5. La rassegnazione, disposizione d’animo di chi accetta pazientemente un dolore;
  6. La gelosia, stato emotivo che deriva dalla paura di perdere qualcosa che appartiene già al soggetto;
  7. La speranza, tendenza a ritenere che fenomeni o eventi siano gestibili e controllabili e quindi indirizzabili verso esiti sperati come migliori;
  8. Il perdono, sostituzione delle emozioni negative che seguono un’offesa percepita (es. rabbia, paura) con delle emozioni positive (es. empatia, compassione);
  9. L’ offesa, danno morale che si arreca a una persona con atti o con parole;
  10. La nostalgia, stato di malessere causato da un acuto desiderio di un luogo lontano, di una cosa o di una persona assente o perduta, di una situazione finita che si vorrebbe rivivere;
  11. Il rimorso, stato di pena o turbamento psicologico sperimentato da chi ritiene di aver tenuto comportamenti o azioni contrari al proprio codice morale;
  12. La delusione, stato d’animo di tristezza provocato dalla constatazione che le aspettative, le speranze coltivate non hanno riscontro nella realtà.

Quindi, le seconde sono delle emozioni più complesse e hanno bisogno di più elementi esterni o pensieri eterogenei per essere attivate.

Per concludere, “L’emozione è un’esperienza soggettiva complessa data dall’insorgenza brusca in relazione ad un evento, accompagnata da cambiamenti fisiologici, cognitivi e comportamentali intensi, che tende a decrescere di intensità con il tempo.” (Zorzi, 2004).

Se non riuscite a controllare le emozioni oppure avete difficoltà nel gestirle, avete bisogno di uno specialista.

Dott. Paolo Squillante, Psicologo e Psicoterapeuta

Bibliografia:

LeDoux, “Il Sé Sinaptico: come il cervello ci fa diventare quelli che siamo”, Raffaello Cortina editore, 2002.
Cattarunisi, “Sentimenti, passioni, emozioni: le radici del comportamento sociale”, Franco angeli editore, 2013.
Goleman, D., “Emotional intelligence”, New York, NY, England, 1995.
R. D’Onofrio, a cosa servono le emozioni?
F. Fiore,Un viaggio alla scoperta delle emozioni: la differenza tra quelle primarie e secondarie
Ekman P, “Te lo leggo in faccia, riconoscere le emozioni anche quando sono nascoste”, Editore Amrita, Collana Scienza e Compassione, 2008.

 

 

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